In Germania la repressione politica, mediatica e poliziesca di ogni forma di critica al genocidio che si sta consumando a Gaza sta raggiungendo livelli tali da mettere in discussione la basi della democrazia: la libertà di opinione, di espressione, di riunione. La Germania torna a perseguitare gli ebrei: non i responsabili del genocidio di Gaza, ma quelli che vi si oppongono. Il 12 aprile il Palästina-Kongress, un convegno di due giorni organizzato a Berlino congiuntamente da israeliani e palestinesi, ebrei e arabi, con relatori da tutto il mondo, è stato brutalmente interrotto dalla polizia, che ha fatto irruzione, tolto la corrente elettrica, sfollato i partecipanti. Il Ministero dell’interno tedesco ha vietato a diversi dei relatori l’ingresso in Germania. Tra questi c’è Yanis Varoufakis, economista, ex-ministro delle finanze greco, fondatore del partito DIEM25 e uno dei pochi politici europei a esprimersi esplicitamente contro il genocidio in corso. Il discorso che avrebbe tenuto al Palästina-Kongress, in forma di videomessaggio, è stato vietato. Qui se ne può leggere il testo in inglese. Qui sotto la traduzione italiana (non è perfetta, perché è stata fatta in fretta dagli attivisti di DIEM25, ma si capisce).
PS. Per aggiornamenti (pare che il Ministero dell’interno tedesco non abbia confermato – ma neanche smentito – la disposizione contro Varoufakis), vedi qui.
Yanis Varoufakis
Amici,
Congratulazioni e un sentito grazie per essere qui, nonostante le minacce, nonostante la polizia qui fuori, nonostante la panoplia della stampa tedesca, nonostante le istituzioni e nonostante il sistema politico tedesco che vi demonizza per essere qui.
“Perché un Congresso palestinese, signor Varoufakis?”, mi ha chiesto di recente un giornalista tedesco. Perché, come disse una volta Hanan Asrawi: “Non possiamo contare sul fatto che chi resta in silenzio ci racconti le proprie sofferenze”. Oggi, la ragione di Asrawi si è rafforzata in modo deprimente: perché non possiamo fare affidamento sui silenziosi che vengono in più massacrati e affamati per raccontarci i massacri e le morti per fame.
Ma c’è anche un’altra ragione: Perché un popolo fiero e dignitoso, il popolo tedesco, viene condotto su una strada pericolosa verso una società senza cuore associandosi a un altro genocidio compiuto in suo nome, con la sua complicità.
Non sono né ebreo né palestinese. Ma sono incredibilmente orgoglioso di essere qui tra ebrei e palestinesi – di fondere la mia voce per la pace e i diritti umani universali con le voci ebraiche per la pace e i diritti umani universali – insieme alle voci palestinesi per la pace e i diritti umani universali. Essere qui insieme oggi è la prova che la coesistenza non solo è possibile, ma è già qui.
“Perché non un Congresso ebreo, signor Varoufakis?”, mi ha chiesto lo stesso giornalista tedesco, immaginando di fare il furbo. Ho accolto con piacere la sua domanda.
Perché se un solo ebreo è minacciato da qualche parte solo perché è ebreo, porterò la stella di Davide sul bavero della giacca e offrirò la mia solidarietà – a qualunque costo, a qualunque costo.
Quindi, siamo chiari: se gli ebrei fossero sotto attacco, in qualsiasi parte del mondo, sarei il primo a chiedere un Congresso ebraico in cui registrare la nostra solidarietà.
Allo stesso modo, quando i palestinesi vengono massacrati perché sono palestinesi – secondo il dogma che per essere morti devono essere stati membri di Hamas – indosserò la mia kefiah e offrirò la mia solidarietà a qualunque costo.
I diritti umani universali o sono universali o non significano nulla.